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Costi deepfake: quanto costa davvero creare un falso credibile e perché incide su truffe ed elezioni

Pubblicato da Fabio Ambrosi il 27/09/2025 - 22:34
Crollano i costi per creare deepfake credibili e alla portata di tutti

Nelle ultime settimane nuove analisi su marketplace e forum nel deepweb indicano che i costi per creare i deepfake sono scesi a poche decine di dollari, con offerte “chiavi in mano” per video e audio sintetici pronti all’uso. Secondo il team GReAT di Kaspersky, circolano inserzioni che propongono clonazione vocale da circa 30 dollari statunitensi e video con scambio volto da 50 dollari, prezzi oltre 400 volte inferiori rispetto a pochi anni fa; il dato è stato ripreso anche dai lanci italiani di agenzia. La forbice di prezzo dipende da lunghezza, lingua e urgenza ma la soglia d’ingresso è ormai alla portata di chiunque sappia acquistare un servizio online. Il risultato? Un truffatore, un politico spregiudicato o un sabotatore di brand possono commissionare un contenuto credibile senza investimenti da studio di post-produzione. Nel frattempo cresce la qualità dei falsi grazie a modelli vocali timbrici e a tecniche di sincronizzazione labiale più robuste, riducendo gli indizi visivi che smascheravano i falsi di generazione precedente.

Cosa sono i deepfake e cosa significa “crearli”

Un deepfake è un contenuto audiovisivo generato o manipolato da sistemi di intelligenza artificiale per far dire o fare a una persona qualcosa che non ha mai detto o fatto. “Crearlo” significa: scegliere una vittima o un personaggio, raccogliere dati sorgente (foto, video, voce), eseguire modelli di face-swap o di voce sintetica, rifinire con lip-sync (sincronizzare il labbiale) e montaggio, quindi distribuire il risultato finale. Sui video la pipeline tipica usa reti per il face-swap e per la sincronizzazione di labbra e audio; lavori come Wav2Lip hanno alzato l’asticella della coerenza tra suono e movimenti del volto. Sull’audio, i sistemi di clonazione vocale possono ricostruire timbro ed espressività con campioni anche brevi, grazie a codec neurali e modelli linguistici per audio. La combinazione di questi tasselli permette esiti convincenti senza set cinematografici né doppiatori.

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Costi per creare deepfake a ribasso: elezioni, “CEO fraud” e reputazione a rischio

Il crollo dei costi dei deepfake amplifica tre fronti. Primo, la sicurezza elettorale e la democrazia dei Paesi: audio e video fake possono colpire informazione locale e nazionale, alterando l’agenda setting di politici e personaggi pubblici con clip verosimili diffuse a ridosso del voto. Secondo, le frodi aziendali: le varianti di “CEO fraud” sfruttano voci clonate in chiamate o messaggi vocali che ordinano bonifici urgenti; l’abbassamento dei costi nel creare deepfake rende più frequenti tentativi di questo tipo. Terzo, i brand: testimonial falsi o annunci manipolati erodono fiducia e portano a contenziosi. Il settore crypto ha già visto un peso rilevante dei deepfake nelle truffe “ad alto valore” del 2024, segno che la tecnica viene industrializzata e riadattata velocemente a nuovi target.

Quanto “costano” davvero i deepfake: scenari e voci di spesa

Dietro i prezzi-vetrina, i costi dei deepfake variano per requisiti e qualità. Un “pacchetto” base include: 1) raccolta dati pubblici della vittima (gratuita o a basso costo); 2) clonazione vocale entry-level con un minuto di campioni; 3) face-swap su un video di riferimento; 4) lip-sync e pulizia audio; 5) consegna in HD con breve revisione. Su marketplace non ufficiali le offerte partono da 30–50 dollari mentre versioni più curate (più minuti, più iterazioni, lingue multiple, modifiche “real time”) salgono rapidamente a qualche centinaio di dollari. Agenzie cyber indicano inoltre che parte di tali annunci è truffaldina: anche i criminali truffano i criminali, per cui il costo effettivo può includere perdite e rifacimenti.

Crollano i costi per creare deepfake video
Crollano i costi per creare deepfake video

Tra legge e trasparenza: cosa si rischia e cosa è consentito fare quando si parla di deepfake?

Sul piano legale in Italia si applicano più cornici legali. Il GDPR considera dati biometrici le informazioni trattate con tecniche che consentono identificazione univoca (come volto e voce), imponendo basi giuridiche e cautele rafforzate. Il Digital Services Act è operativo: AGCOM, come Coordinatore dei servizi digitali, ha adottato regolamenti per reclami e “segnalatori attendibili”, e può ordinare la rimozione di contenuti illegali. È stata inoltre pubblicata in Gazzetta la legge n. 132/2025 che delega il Governo a intervenire sull’IA, con entrata in vigore il 10 ottobre 2025. A livello UE, l’AI Act introduce obblighi di trasparenza per i contenuti creati artificialmente, inclusa l’indicazione che un media è generato da IA, con ricadute per piattaforme e professionisti della comunicazione. L’uso illecito può integrare reati come truffa o sostituzione di persona, oltre a violazioni civilistiche sul diritto all’immagine.

Costi per creare deepfake a ribasso: flusso di lavoro essenziale e strumenti utili

Per comprendere i costi deepfake serve guardare ai passaggi tecnici:

  1. Raccolta dati: foto/video pubblici, interviste, clip social; per l’audio basta spesso meno di un minuto di parlato pulito.
  2. Face-swap/reenactment: modelli come SimSwap/FaceShifter o approcci di nuova generazione su video ad alta risoluzione, spesso guidati da condizioni 3D o da diffusion models per preservare identità, luci e occlusioni.
  3. Lip-sync: reti specializzate allineano fonemi e labbra con qualità “quasi reale” su riprese in-the-wild.
  4. Clonazione vocale: sistemi zero-shot ricostruiscono timbro e prosodia, migliorando con campioni più lunghi.
  5. Post-produzione: filtri, denoise, color grading, rimappatura del parlato su room tone e riverberi. Oggi molti tool commerciali incapsulano questi step, ma il controllo fine richiede ancora abilità di montaggio.

Difendersi: detection, procedure e “Content Credentials”

Dato che i costi per generare deepfake sono così bassi, la difesa non può basarsi solo sull’“occhio umano”: servono procedure. Sul fronte tecnico cresce l’adozione dello standard C2PA/Content Credentials per firmare alla fonte immagini, video e audio e mostrare una “scheda” di provenienza e modifiche; l’adozione è in aumento su software creativi, piattaforme e, più di recente, anche in ambito video. Resta però il nodo della copertura: senza supporto end-to-end da device a piattaforme, i segnali di origine non viaggiano sempre con il file. In ambito regolatorio, l’azione di AGCOM sul DSA e gli obblighi di trasparenza dell’AI Act puntano a creare incentivi e sanzioni per l’ecosistema.

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Conclusione: costi bassi per creare deepfake posta alta

La combinazione tra qualità in crescita e costi per creare deepfake in caduta rende la minaccia più “democratica”, cioè più diffusa. Il punto non è solo quanto costa produrre un falso ma anche quanto costa crederci: reputazione, fiducia, processi aziendali. Nei prossimi mesi vedremo più casi “ibridi” tra truffa finanziaria e disinformazione locale, e un’accelerazione di etichette di trasparenza e firme alla fonte. Per media, PA e imprese italiane l’urgenza è duplice: adottare procedure anti-impersonation e formare le redazioni/uffici su verifica, escalation e risposta pubblica. La tecnologia che genera i falsi non rallenterà; conviene investire, ora, in alfabetizzazione e strumenti che certificano la provenienza.


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