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Spotify annuncia la rimozione brani IA: 75 milioni di tracce fuori dal catalogo

Pubblicato da Fabio Ambrosi il 29/09/2025 - 01:23
Rimozione di brani creati con l'ia: spotify cancella 75 milioni di tracce

Spotify ha confermato di avere eliminato oltre 75 milioni di tracce considerate “spam” negli ultimi 12 mesi, in larga parte legate a schemi che sfruttano strumenti generativi e pratiche abusive. La rimozione di brani creati con l’IA da parte di Spotify si accompagna a tre mosse: nuove regole contro i deepfake vocali, un filtro anti-spam che tagga e de-prioritizza gli upload sospetti e l’adozione del credito DDEX per indicare quando e come un brano usa l’intelligenza artificiale. Obiettivo dichiarato: più trasparenza per ascoltatori e maggior tutela per artisti e produttori, senza punire chi usa l’IA in modo creativo e responsabile. Il tema è sensibile per il mercato italiano, dove cresce il numero di uscite digitali e la pressione su cataloghi e playlist.

Rimozione brani IA da Spotify e numeri confermati

Il 25 settembre 2025 Spotify ha reso pubblica la rimozione di brani generati con l’IA: oltre 75 milioni di “tracce spam” eliminate in 12 mesi. L’azienda inquadra il fenomeno come un abuso che “degrada l’esperienza d’ascolto e tenta di deviare royalties verso i cattivi attori”, distinto dal legittimo uso creativo dell’IA. La comunicazione ufficiale introduce anche un percorso di etichettatura più preciso dell’uso dell’IA nei crediti e un rafforzamento delle tutele contro la clonazione vocale non autorizzata.

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Spotify rimuove 75 milioni di brani creati con l'intelligenza artificiale

Rimozione di brani generati con l’IA da Spotify, contesto, cronologia e attori

La stretta arriva dopo anni di lotta all’“artificial streaming” e agli upload di bassa qualità. Già nel 2023, per esempio, furono rimosse migliaia di tracce generate con tool dedicati a seguito di attività sospette; nel 2025 la scala è cambiata radicalmente. Oggi la rimozione di brani generati con l’IA è parte di un pacchetto più ampio: filtro anti-spam che individua upload di massa, duplicati e “tracce artificiosamente brevi”; regole più chiare su impersonazione e voice clone; credito DDEX per rendere trasparente se l’IA ha inciso su voce, strumentazione o post-produzione. In parallelo continuano le misure anti-frodi sui flussi, compreso il disincentivo economico per cataloghi che generano streaming artificiali.

Reazioni e controversie

L’annuncio è stato accolto con favore dalle major, che chiedono protezione da deepfake vocali e saturazione dei cataloghi; allo stesso tempo parte della comunità indie teme effetti collaterali su contenuti sperimentali o su caricamenti legittimi etichettati per errore. Spotify insiste: la rimozione di brani generati attraverso l’uso dell’IA e il filtro anti-spam puntano a togliere visibilità e monetizzazione a comportamenti manipolativi, non a penalizzare chi usa l’IA usata con trasparenza. La piattaforma afferma che l’impatto sull’engagement degli utenti e sui ricavi degli artisti umani rimane limitato ma il tema resterà osservato speciale nelle prossime settimane, anche per il possibile effetto sui sistemi di raccomandazione e sull’accesso alle playlist editoriali.

Effetti per l’Italia/UE/mercato

Per il mercato italiano la rimozione di brani fatti con l’IA può alleggerire la pressione sui cataloghi e migliorare la discoverability, riducendo l’inquinamento di tracce “usa e getta” create per superare la soglia di 30 secondi necessaria a maturare royalties. L’adozione del DDEX, se estesa a distributori e label locali, potrebbe standardizzare i crediti e le informazioni sull’uso dell’IA, favorendo trasparenza per stampa, SIAE e utenti. Le regole sui deepfake vocali sono anche un segnale verso la tutela del diritto all’immagine e alla voce degli artisti italiani, spesso oggetto di imitazioni sui social. La rimozione di brani generati e creati con l’IA, infine, si allinea con l’attenzione europea verso etichettatura e tracciabilità dei contenuti generati, pur restando una policy di piattaforma e non una norma.

Come fa Spotify ad individuare i brani generati con l’IA o abusivi?

Spotify non dice di “riconoscere” magicamente ogni brano nato da prompt. Il cuore della rimozione dei brani creati totalmente con l’intelligenza artificiale è un insieme di regole e segnali: 1) filtro anti-spam che tagga upload in massa, duplicati tecnici, “SEO hacks” nei metadati e brani troppo brevi concepiti per massimizzare stream e payout; 2) politica anti-impersonazione che rimuove musica con voce clonata senza consenso, su segnalazione dell’artista o del rappresentante; 3) contrasto allo streaming artificiale con sistemi interni e sanzioni economiche ai cataloghi coinvolti; 4) trasparenza tramite DDEX nei crediti, così che chi carica possa indicare se l’IA ha inciso su voce, strumenti o post-produzione, informazione poi mostrata nell’app. In sintesi: la piattaforma combina regole editoriali, analisi di pattern e filtri anti-abuso, mentre l’“etichetta IA” arriva tramite metadati standardizzati, non via “rilevamento” perfetto.

Rimozione di brani e tracce creati usando l'intelligenza artificiale: nuovi filtri Spotify

Cos’è Spotify e a cosa serve

Spotify è una piattaforma di streaming audio che consente di ascoltare musica, podcast e audiolibri on-demand e in modalità gratuita con pubblicità o in abbonamento Premium. Il catalogo supera i 100 milioni di brani e l’uso è multipiattaforma: app per smartphone, desktop, smart TV, smart speaker e web player. Gli abbonati possono creare playlist, scaricare contenuti per l’ascolto offline e ricevere suggerimenti personalizzati, mentre gli artisti accedono a strumenti per pubblicazione, analisi e promozione. Il modello di business si basa su licenze con detentori dei diritti e ripartizione delle entrate in base all’ascolto effettivo, con iniziative ricorrenti per sostenere trasparenza e integrità dell’ecosistema.


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